Archivio degli autori maurizio

26 Settembre 2022

Best dating sites for over 50

Many local newspapers had online personals in the mid 1990s but were bought out by these big dating sites. From some of the comments it really shows how desperate dating sites are for money that they even advertise in comment sections. You have a much better chance going to local events and you will probably spend less than what you would spend on an online dating site.

Other apps have indicated that they might actually move closer to Facebook. For example, Bumble, founded by a former Tinder executive, said they had already reached out to Facebook regarding how to collaborate. And, “One thing everyone seems to agree on is that Facebook’s effectively endorsing online dating will be a huge legitimization event for the industry,” says Jefferies Internet analyst Brent Thill. According to Amanda Bradford, chief executive of The League, an elite dating app, “Facebook is validating that dating is a high-tech industry with really interesting and hard problems to solve. Still, Facebook could face some obstacles in building enough separation between the dating service and the legacy social network; some users might not like having both activities live on one app.

After giving him some time to cope with his cat passing away, he made plans to see her again and she was thrilled. He canceled the date last minute again because he said his grandma had died. Although this seemed too tragic to be true, she gave him the benefit of the doubt that he was telling the truth. Additionally, if someone is giving you a checklist right away of all of the things they want in a future partner, this may be a red flag for some controlling behaviors. It’s one thing if they express their non-negotiables but it’s another thing entirely if they are listing required traits. If you feel like someone is already trying to change things about you to suit their needs, that’s not okay. How someone initiates a conversation with you will say a lot about how they view you as a person and how they might treat you as a partner.

Online dating users are more likely to describe their overall experience with using dating sites or apps in positive, rather than negative, terms. Some 57% of Americans who have ever used a dating site or app say their own personal experiences with these platforms have been very or somewhat positive. Still, about four-in-ten online daters (42%) describe their personal experience with dating sites or apps as at least somewhat negative. Happily, there are some dating services that are looking to overcome the vanity. For example, Hinge matches people based on personality and preferences and lets you create a more interesting and rounded profile to draw people in. One of the few dating sites designed for affairs, Ashley Madison connects users for discreet encounters.

Basically all a guy like you has to do is instantly grab her attention in a memorable way with both your profile and your messages, then spend the least amount of time possible convincing her to meet you in person. For those who are hesitant to enter the online dating world for reasons related to safety or awkward conversation lulls, Double aims to take the pressure off with Double dates as opposed to one-on-one.

State things that are really important to you and be done with it. Connor turned an attempt at small talk into a rant about “gold-digging whores,” and the dating app was not having it. Matt- But what about when you said you would meet me in real life and we would lose our virginity together. One Love educates young people about healthy and unhealthy relationships, empowering them to identify and avoid abuse and learn how to love better. If you are going somewhere that serves alcoholic beverages, most bartenders are using secret codes to help customers signal, privately, when they need help if they’re getting harassed or feeling unsafe on a bad date.

With no financial requirement, free sites will naturally attract a greater proportion of people who are not really committed to finding a genuine relationship. Memberships you gain additional features such as being able to send more messages and receiving event discounts.

14 Marzo 2022

Il dott. Domenico Corsi a Uno Mattina per parlare della campagna #iononsonoilmiotumore

1 Febbraio 2022

Lucia

Sei anni fa mi è stato asportato un neo maligno. Fortunatamente da allora non mi ha più causato problemi, eppure, in occasione della stipula del mutuo per la casa e della relativa polizza sulla vita ho visto rifiutata la pratica a causa della mia esenzione per tumore.
Lucia

21 Gennaio 2022

Diritto all’oblio oncologico: parte la prima campagna nazionale

Un milione di italiani è guarito dal cancro ma subisce discriminazioni. Una raccolta firme di Fondazione Aiom per richiedere una legge ad hoc.

Quasi un milione di persone in Italia sono guarite da un tumore, ma per la burocrazia sono ancora malate e rischiano discriminazioni nell’accesso a servizi come l’ottenimento di mutui, la stipula di assicurazioni sulla vita, l’assunzione in un posto di lavoro e l’adozione di un figlio. Sul modello di Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda e Portogallo, Fondazione Aiom lancia la prima campagna per il riconoscimento del Diritto all’oblio oncologico. L’obiettivo è ottenere una legge che tuteli le persone che hanno avuto una neoplasia e che ora, per questo, vivono discriminazioni sociali. Oggi, infatti, per richiedere molti servizi è necessario dichiarare se si è avuto il cancro, anche se si è già guariti. A sostegno dell’iniziativa sono stati realizzati la prima guida sul Diritto all’oblio oncologico, un portale web e una forte campagna social, per promuovere la raccolta firme. Lo scopo è raggiungere 100 mila adesioni, che verranno portate al Presidente del Consiglio per chiedere l’approvazione della legge. Tutti potranno contribuire lasciando il proprio nome, sia online che nei reparti di oncologia e nelle piazze: pazienti, caregiver, familiari, cittadini. La guida è scaricabile dal sito e sarà distribuita negli ospedali, per informare chi ancora non è a conoscenza di questa opportunità e invitarlo ad agire perché le cose possano cambiare. Il portale offre inoltre ai pazienti la possibilità di raccontare la propria storia, per mettere in luce il problema e condividere le esperienze.

“Le persone guarite dal cancro devono essere libere di guardare al futuro senza convivere con l’ombra della malattia – afferma Giordano Beretta, presidente di Fondazione Aiom –. Oggi sono 3,6 milioni i cittadini che vivono con una diagnosi di tumore. Il 27% di loro, circa un milione, è guarito. C’è una forte discriminazione sociale nei loro confronti, che deve essere combattuta. Come Fondazione Aiom abbiamo deciso di provare a cambiare le cose: con la campagna ‘Io non sono il mio tumore’, che prevede una raccolta firme e una guida sul Diritto all’oblio oncologico, vogliamo portare attenzione su un tema così importante. Abbiamo bisogno di trovare il consenso delle forze politiche per l’approvazione di questo essenziale provvedimento. È una battaglia di civiltà che tutti dobbiamo combattere uniti. La legge permetterebbe di non essere più considerati pazienti dopo 5 anni dal termine delle cure se la neoplasia è insorta in età pediatrica e dopo 10 se ci si è ammalati in età adulta. Oggi, grazie all’innovazione dei percorsi terapeutici, molti tumori vengono curati e altri possono essere cronicizzati: per questa ragione i pazienti che vivono anche a molti anni di distanza da una diagnosi sono aumentati e così le persone che trarranno benefici da questo provvedimento. Ogni neoplasia richiede un tempo diverso perché chi ne soffre sia definito ‘guarito’: per il cancro della tiroide sono necessari meno di 5 anni dalla conclusione delle cure, per il melanoma e il tumore del colon meno di 10. Molti linfomi, mielomi e leucemie e i tumori della vescica e del rene richiedono 15 anni. Per essere ‘guariti’ dalle malattie della mammella e della prostata ne servono fino a 20. Il riconoscimento del diritto rappresenta la condizione essenziale per il ritorno a una vita dignitosa ed è necessario all’abbattimento del connubio ‘cancro significa morte’, che crea barriere spesso insormontabili – sottolinea Beretta –. Negli ultimi due anni molti Paesi europei hanno emanato una legge che garantisce agli ex pazienti il diritto a non essere rappresentati dalla malattia. L’Italia deve assolutamente seguire questo esempio.”

“La situazione difficile che molti ex-pazienti si trovano a vivere non è più accettabile – spiega Antonella Campana, vicepresidente di Fondazione AIOM e membro del coordinamento volontari di IncontraDonna –. È necessario muoversi verso un futuro libero dallo stigma della malattia oncologica. La tutela dei diritti dei pazienti oncologici passa anche attraverso il riconoscimento giuridico di una guarigione dal cancro”. “Noi pazienti – dichiara Monica Forchetta, membro del CDA di Fondazione AIOM e presidente APAIM, Associazione Pazienti Italia Melanoma –, sappiamo cosa significhi essere trattati da persone fragili, perennemente malate. La neoplasia spesso diventa un’etichetta, anche quando non c’è più. Oggi, però, le persone guarite sono così tante che è necessario rendersi conto dell’entità del problema e intervenire per risolverlo.” “Riteniamo si tratti di una grande sfida etica e sociale, un cambio di paradigma che parte dai pazienti insieme alla cittadinanza, la comunità scientifica e le Istituzioni. Siamo sicuri che la raccolta firme metterà in luce il bisogno degli ex-pazienti di venire riconosciuti dalla società come persone sane – afferma Ornella Campanella, membro del CDA di Fondazione AIOM e presidente dell’associazione aBRCAdabra –. Vogliamo diffondere questo messaggio: anche se sei o sei stato paziente oncologico, tu non sei il tuo tumore. Questo dovrebbe mettere anche la parola fine all’equazione ‘cancro uguale male incurabile’. Per alcune neoplasie sappiamo non essere ancora così, ma per molte è ormai realtà e quindi dobbiamo declinare le evidenze scientifiche nella vita di tutti i giorni e porre fine alle iniquità ancora oggi esistenti.” “Chiediamo che tutte le associazioni, gli oncologi, i familiari, i caregiver, i medici di famiglia, gli infermieri e i cittadini si mobilitino con noi per il raggiungimento dell’obiettivo – conclude Lucia Belli, membro del CDA di Fondazione AIOM –. Siamo sicuri che troveremo anche le Istituzioni dalla nostra parte. Il paziente, una volta terminate le terapie, necessita di essere riconosciuto come curato e guarito: è anche il Codice Deontologico degli Infermieri a prevederlo, e noi, in quanto tali, abbiamo il dovere di valorizzare questo aspetto e ci impegneremo in questa direzione.”

21 Gennaio 2022

Aiom,1 mln guariti da tumore, discriminati da mutui a lavoro

Anche per le adozioni. Campagna per Diritto oblio e legge ad hoc

Quasi un milione di italiani sono guariti da un tumore, ma per la burocrazia sono ancora malati e subiscono discriminazioni nell’accesso a servizi come ottenimento di mutui, stipula di assicurazioni sulla vita, assunzione in un posto di lavoro e adozione di un figlio.

Il provvedimento permetterebbe di non essere più considerati malati oncologici dopo 5 anni dalla fine delle cure se il tumore è insorto da bambini e dopo 10 se insorto da adulti.

Sul modello di Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda e Portogallo, Fondazione Aiom (Associazione italiana di oncologia medica) lancia dunque la prima campagna per il riconoscimento del Diritto all’oblio oncologico. L’obiettivo è ottenere una legge che tuteli le persone che hanno avuto una neoplasia e che ora, per questo, vivono discriminazioni sociali. Oggi, infatti, per richiedere molti servizi è necessario dichiarare se si è avuto il cancro, anche se si è già guariti. A sostegno dell’iniziativa sono stati realizzati la prima guida sul Diritto all’oblio, un portale web (dirittoallobliotumori.org) e una campagna social per promuovere la raccolta firme. Lo scopo è raggiungere 100 mila adesioni, che verranno portate al Presidente del Consiglio per chiedere l’approvazione della legge. Tutti potranno contribuire lasciando il proprio nome online o nei reparti di oncologia e piazze. La guida è scaricabile e sarà distribuita negli ospedali. (ANSA).

21 Gennaio 2022

Diritto all’oblio oncologico: al via campagna nazionale ‘Io non sono il mio tumore’

Un milione di italiani è guarito ma subisce discriminazioni. Fondazione Aiom lancia la raccolta firme per una legge ad hoc

Ottenere un mutuo, adottare un bambino, farsi assumere. Sono alcuni dei diritti spesso negati a chi ha avuto un tumore, anche se – come accade a quasi un milione di persone in Italia – ne è uscito. Il fatto è, però, che anche se clinicamente guariti per la burocrazia queste persone sono ancora malate e quindi restano in panchina. Per mettere fine a queste forme di discriminazione nell’accesso a molti servizi, sul modello di Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda e Portogallo, Fondazione Aiom lancia la prima campagna per il riconoscimento del Diritto all’oblio oncologico con l’obiettivo di ottenere una legge che tuteli le persone che hanno avuto una neoplasia.

Guardare al futuro

Oggi per richiedere molti servizi è necessario dichiarare se si è avuto il cancro, anche se si è già guariti. In questo modo, i pazienti rischiano discriminazioni nell’accesso a servizi come l’ottenimento di mutui, la stipula di assicurazioni sulla vita, l’assunzione in un posto di lavoro e l’adozione di un figlio. “Le persone guarite dal cancro devono essere libere di guardare al futuro senza convivere con l’ombra della malattia – afferma Giordano Beretta, presidente di Fondazione Aiom. Oggi sono 3,6 milioni i cittadini che vivono con una diagnosi di tumore. Il 27% di loro, circa un milione, è guarito. C’è una forte discriminazione sociale nei loro confronti, che deve essere combattuta. Come Fondazione Aiom abbiamo deciso di provare a cambiare le cose: con la campagna ‘Io non sono il mio tumore’, che prevede una raccolta firme e una guida sul Diritto all’oblio oncologico, vogliamo portare attenzione su un tema così importante. Abbiamo bisogno di trovare il consenso delle forze politiche per l’approvazione di questo essenziale provvedimento”.

Perché una legge

Per poter cambiare davvero le cose è necessario un provvedimento legislativo: “La legge – prosegue Beretta – permetterebbe di non essere più considerati pazienti dopo 5 anni dal termine delle cure se la neoplasia è insorta in età pediatrica e dopo 10 se ci si è ammalati in età adulta. Oggi, grazie all’innovazione dei percorsi terapeutici, molti tumori vengono curati e altri possono essere cronicizzati: per questa ragione i pazienti che vivono anche a molti anni di distanza da una diagnosi sono aumentati e così le persone che trarranno benefici da questo provvedimento”.

Quando un paziente può considerarsi guarito

Ogni neoplasia richiede un tempo diverso perché chi ne soffre sia definito ‘guarito’: per il cancro della tiroide sono necessari meno di 5 anni dalla conclusione delle cure, per il melanoma e il tumore del colon meno di 10. Molti linfomi, mielomi e leucemie e i tumori della vescica e del rene richiedono 15 anni. Per essere ‘guariti’ dalle malattie della mammella e della prostata ne servono fino a 20. “Il riconoscimento del diritto rappresenta la condizione essenziale per il ritorno ad una vita dignitosa ed è necessario all’abbattimento del connubio ‘cancro significa morte’, che crea barriere spesso insormontabili. Negli ultimi due anni molti Paesi europei hanno emanato una legge che garantisce agli ex pazienti il diritto a non essere rappresentati dalla malattia. L’Italia deve assolutamente seguire questo esempio”, sottolinea il presidente di Fondazione Aiom.

La guida sul diritto all’oblio

A sostegno dell’iniziativa sono stati realizzati la prima guida sul Diritto all’oblio oncologico, un portale web e una forte campagna social, per promuovere la raccolta firme. Lo scopo è raggiungere 100 mila adesioni, che verranno portate al Presidente del Consiglio per chiedere l’approvazione della legge. Tutti potranno contribuire lasciando il proprio nome, sia online che nei reparti di oncologia e nelle piazze: pazienti, caregiver, familiari, cittadini. La guida è scaricabile dal sito e sarà distribuita negli ospedali, per informare chi ancora non è a conoscenza di questa situazione e invitarlo ad agire perché le cose possano cambiare.

Cosa ne pensano i pazienti

Il portale offre, inoltre, ai pazienti la possibilità di raccontare la propria storia, per mettere in luce il problema e condividere le esperienze. “La situazione difficile che molti ex-pazienti si trovano a vivere non è più accettabile – spiega Antonella Campana, vicepresidente di Fondazione Aiom e membro del coordinamento volontari di IncontraDonna. È necessario muoversi verso un futuro libero dallo stigma della malattia oncologica. La tutela dei diritti dei pazienti oncologici passa anche attraverso il riconoscimento giuridico di una guarigione dal cancro”.

“Noi pazienti – dichiara Monica Forchetta, membro del CDA di Fondazione AIOM e presidente APAIM, Associazione Pazienti Italia Melanoma –, sappiamo cosa significhi essere trattati da persone fragili, perennemente malate. La neoplasia spesso diventa un’etichetta, anche quando non c’è più. Oggi, però, le persone guarite sono così tante che è necessario rendersi conto dell’entità del problema e intervenire per risolverlo.”

“Riteniamo si tratti di una grande sfida etica e sociale, un cambio di paradigma che parte dai pazienti insieme alla cittadinanza, la comunità scientifica e le Istituzioni. Siamo sicuri che la raccolta firme metterà in luce il bisogno degli ex-pazienti di venire riconosciuti dalla società come persone sane – afferma Ornella Campanella, membro del CDA di Fondazione AIOM e presidente dell’associazione aBRCAdabra –. Vogliamo mettere la parola fine all’equazione ‘cancro uguale male incurabile’. Per alcune neoplasie sappiamo non essere ancora così, ma per molte è ormai realtà e quindi dobbiamo declinare le evidenze scientifiche nella vita di tutti i giorni e porre fine alle iniquità ancora oggi esistenti.”

“Chiediamo che tutte le associazioni, gli oncologi, i familiari, i caregiver, i medici di famiglia, gli infermieri e i cittadini si mobilitino con noi per il raggiungimento dell’obiettivo – conclude Lucia Belli, membro del CDA di Fondazione AIOM –. Siamo sicuri che troveremo anche le Istituzioni dalla nostra parte. Il paziente, una volta terminate le terapie, necessita di essere riconosciuto come curato e guarito: è anche il Codice Deontologico degli Infermieri a prevederlo, e noi, in quanto tali, abbiamo il dovere di valorizzare questo aspetto e ci impegneremo in questa direzione.”

21 Gennaio 2022

Oncologia. I pazienti guariti chiedono il diritto all’oblio. Al via raccolta firme

Iniziativa della Fondazione Aiom per richiedere una legge che permetta di non essere più considerati pazienti oncologici dopo 5 anni dal termine delle cure se il tumore è insorto in età pediatrica e dopo 10 anni se ci si è ammalati da adulto. Questo allo scopo di evitare “discriminazioni” in situazioni come la richiesta di mutui, l’assunzione in un posto di lavoro o l’adozione di un figlio. Secondo le stime dell’Aiom oggi “1 milione di italiani è guarito ma subisce discriminazioni”.

Quasi un milione di persone in Italia sono guarite da un tumore, ma per la burocrazia sono ancora malate e rischiano discriminazioni nell’accesso a servizi come l’ottenimento di mutui, la stipula di assicurazioni sulla vita, l’assunzione in un posto di lavoro e l’adozione di un figlio. Sul modello di Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda e Portogallo, Fondazione AIOM lancia la prima campagna per il riconoscimento del Diritto all’oblio oncologico. L’obiettivo è ottenere una legge che tuteli le persone che hanno avuto una neoplasia e che ora, per questo, vivono discriminazioni sociali. Oggi, infatti, per richiedere molti servizi è necessario dichiarare se si è avuto il cancro, anche se si è già guariti.

A sostegno dell’iniziativa sono stati realizzati la prima guida sul Diritto all’oblio oncologico, un portale web (dirittoallobliotumori.org) e una forte campagna social, per promuovere la raccolta firme. Lo scopo è raggiungere 100 mila adesioni, che verranno portate al Presidente del Consiglio per chiedere l’approvazione della legge. La guida è scaricabile dal sito e sarà distribuita negli ospedali, per informare chi ancora non è a conoscenza di questa opportunità e invitarlo ad agire perché le cose possano cambiare. Il portale offre inoltre ai pazienti la possibilità di raccontare la propria storia, per mettere in luce il problema e condividere le esperienze.

 

“Le persone guarite dal cancro devono essere libere di guardare al futuro senza convivere con l’ombra della malattia – afferma in una nota Giordano Beretta, presidente di Fondazione AIOM –. Oggi sono 3,6 milioni i cittadini che vivono con una diagnosi di tumore. Il 27% di loro, circa un milione, è guarito. C’è una forte discriminazione sociale nei loro confronti, che deve essere combattuta. Come Fondazione AIOM abbiamo deciso di provare a cambiare le cose: con la campagna ‘Io non sono il mio tumore’, che prevede una raccolta firme e una guida sul Diritto all’oblio oncologico, vogliamo portare attenzione su un tema così importante. Abbiamo bisogno di trovare il consenso delle forze politiche per l’approvazione di questo essenziale provvedimento. È una battaglia di civiltà che tutti dobbiamo combattere uniti”.

“La legge – prosegue Beretta – permetterebbe di non essere più considerati pazienti dopo 5 anni dal termine delle cure se la neoplasia è insorta in età pediatrica e dopo 10 se ci si è ammalati in età adulta. Oggi, grazie all’innovazione dei percorsi terapeutici, molti tumori vengono curati e altri possono essere cronicizzati: per questa ragione i pazienti che vivono anche a molti anni di distanza da una diagnosi sono aumentati e così le persone che trarranno benefici da questo provvedimento”.

Ogni neoplasia richiede un tempo diverso perché chi ne soffre sia definito ‘guarito’: “Per il cancro della tiroide – spiega il presidente dell’Aio – sono necessari meno di 5 anni dalla conclusione delle cure, per il melanoma e il tumore del colon meno di 10. Molti linfomi, mielomi e leucemie e i tumori della vescica e del rene richiedono 15 anni. Per essere ‘guariti’ dalle malattie della mammella e della prostata ne servono fino a 20”.

“Il riconoscimento del diritto rappresenta la condizione essenziale per il ritorno a una vita dignitosa ed è necessario all’abbattimento del connubio ‘cancro significa morte’, che crea barriere spesso insormontabili – sottolinea Beretta –. Negli ultimi due anni molti Paesi europei hanno emanato una legge che garantisce agli ex pazienti il diritto a non essere rappresentati dalla malattia. L’Italia deve assolutamente seguire questo esempio.”

“La situazione difficile che molti ex-pazienti si trovano a vivere non è più accettabile – spiega Antonella Campana, vicepresidente di Fondazione AIOM e membro del coordinamento volontari di IncontraDonna –. È necessario muoversi verso un futuro libero dallo stigma della malattia oncologica. La tutela dei diritti dei pazienti oncologici passa anche attraverso il riconoscimento giuridico di una guarigione dal cancro”.

“Noi pazienti – dichiara Monica Forchetta, membro del CDA di Fondazione AIOM e presidente APAIM, Associazione Pazienti Italia Melanoma –, sappiamo cosa significhi essere trattati da persone fragili, perennemente malate. La neoplasia spesso diventa un’etichetta, anche quando non c’è più. Oggi, però, le persone guarite sono così tante che è necessario rendersi conto dell’entità del problema e intervenire per risolverlo”.

“Riteniamo si tratti di una grande sfida etica e sociale, un cambio di paradigma che parte dai pazienti insieme alla cittadinanza, la comunità scientifica e le Istituzioni. Siamo sicuri che la raccolta firme metterà in luce il bisogno degli ex-pazienti di venire riconosciuti dalla società come persone sane – afferma Ornella Campanella, membro del CDA di Fondazione AIOM e presidente dell’associazione aBRCAdabra –. Vogliamo diffondere questo messaggio: anche se sei o sei stato paziente oncologico, tu non sei il tuo tumore. Questo dovrebbe mettere anche la parola fine all’equazione ‘cancro uguale male incurabile’. Per alcune neoplasie sappiamo non essere ancora così, ma per molte è ormai realtà e quindi dobbiamo declinare le evidenze scientifiche nella vita di tutti i giorni e porre fine alle iniquità ancora oggi esistenti”.

“Chiediamo che tutte le associazioni, gli oncologi, i familiari, i caregiver, i medici di famiglia, gli infermieri e i cittadini si mobilitino con noi per il raggiungimento dell’obiettivo – conclude Lucia Belli, membro del CDA di Fondazione AIOM –. Siamo sicuri che troveremo anche le Istituzioni dalla nostra parte. Il paziente, una volta terminate le terapie, necessita di essere riconosciuto come curato e guarito: è anche il Codice Deontologico degli Infermieri a prevederlo, e noi, in quanto tali, abbiamo il dovere di valorizzare questo aspetto e ci impegneremo in questa direzione.”

21 Gennaio 2022

Aiom,1 mln guariti da tumore, discriminati da mutui a lavoro

21 Gennaio 2022

Diritto all’oblio oncologico: parte la prima campagna nazionale “Io non sono il mio tumore”

Il presidente Beretta: “Oggi sono 3,6 milioni i cittadini che vivono con una diagnosi di cancro. Il 27% di loro è guarito. Il provvedimento legislativo permetterebbe di non essere più considerati pazienti oncologici dopo 5 anni dal termine delle cure se il tumore è insorto in età pediatrica e dopo 10 se ci si è ammalati in età adulta”